La storia
18.11.2020
In un momento in cui tante famiglie e tanti di noi vivono il disagio e la paura di una malattia sconosciuta e crudele, vivono la paura di perdere la sicurezza che viene da un lavoro, in questo momento io, la mamma di Alice, mi fermo e torno a scrivere qui per raccontarvi di noi.
Di come abbiamo vissuto e di come affrontiamo oggi le paure che sono di tutti che vanno a sommarsi alle nostre di sempre...
E' passato del tempo da quando ho aggiornato queste pagine, non ho più scritto non perché tanto non ci fosse da raccontare ed informare, ma per una sorta di riservatezza dopo tanta "condivisione", che da quando ho deciso di cercare, ci ha regalato la gioia di avere ancora oggi intorno a noi un "cerchio magico" di persone che, insieme alla famiglia, sai di trovare sempre... Che leggono negli occhi, che ti volti e ti sono accanto, pronti a sorreggerti... Anche a reggerti quando vai a terra...
Ed in questi anni i momenti in cui abbiamo avuto bisogno della loro forza non sono mancati.
Torno al 2012 quando si è ripresentata la paura che Alice dovesse affrontare un nuovo intervento alla testa per la presenza di un astrocitoma.
Mi viene presentata la possibilità di accedere ad una cura sperimentale, che in America aveva, da quattro anni, dato buoni risultati su pazienti affetti da sclerosi tuberosa, veniamo indirizzate a Siena, all'ospedale Le Scotte, per essere inserite nei protocolli e qui conosco la dottoressa Bartalini....
Psicologicamente capite bene che rispetto ad una nuova operazione chirurgica l'assunzione di una pasticca sembra la strada più facile, meno rischiosa ed è quella che andiamo a scegliere ed affrontare, con tanti dubbi e paure ci affidiamo alla dottoressa.
Come mamma di una bambina malata e, mi sento di scrivere, come tutte le mamme che vivono la mia situazione, si sviluppa un'empatia forte da riuscire quasi a sentire che "quel medico" è giusto per te... è giusto per mia figlia !
Con la dottoressa Bartalini è stato così dal primo giorno, ho trovato competenza, passione ed umanità...
Fino al suo ultimo giorno, quando una grave malattia l'ha portata via.
Il farmaco somministrato sembra faccia il miracolo, tutto procede bene : i tuberi della malattia in testa, sui reni, al cuore regrediscono, la nostra vita va avanti con controlli periodici e tutti sempre positivi.
La data in cui tutto questo svanisce la ricordo bene....era l'ultimo giorno di scuola, Alice lasciava l'elementari, ma non festeggiò con i suoi compagni....mi chiamarono, aveva la febbre. Nella notte tutto precipita: VES altissima, febbre a 40, ricovero al Meyer...
I raggi evidenziano un inizio di polmonite, immediatamente viene fermata la cura di immunosoppressori che aveva dato così buoni risultati.
Tutto con la speranza che insieme agli antibiotici somministrati, il suo organismo trovasse la forza di riprodurre anticorpi.
Quelle sono state ore tremende, le cure non hanno effetto...
Alice, la mia leonessa, non aveva più forze...si aprono le porte della terapia intensiva...."l'aiutiamo a respirare...ci porti dei pigiami aperti... dobbiamo usare un casco..."
Quel casco che oggi vediamo in tv quando passano le immagini dei reparti Covid, Alice l'ha conosciuto nel 2015, quando da sola, perché lì non mi era concesso di starle vicino, restava in quella stanza con il rumore di quella fredda macchina.
Speravo che tutto finisse in una notte....che mi sarei svegliata, che era un sogno tremendo, invece mi sono trovata davanti un medico che mi comunica che la mia bambina è in coma e che non abbiamo certezza che avrebbe superato la nottata....
Alice ha lottato, restando diciassette lunghi giorni in terapia intensiva intubata ed in coma, fino a quando non è stata individuata la cura antibiotica che potesse combattere la polmonite che l'aveva aggredita.
Di questo momento che tanto ci ha segnato posso dirvi che mi sono aggrappata alla fede, che ho anche vacillato... perché non mi sembrava possibile mi venisse chiesto il sacrificio più grande per un genitore, per poi arrivare ad avere la certezza di essere stati miracolati, la mano di Dio ci aveva toccato.
Lo dissi ad una dottoressa in reparto e lei guardandomi: "....lo può dire forte signora...".
Diciassette giorni dove non potevo starle fisicamente vicino, ma da lì non volevo allontanarmi....
Anche io, come i genitori che vengono da lontano, volevo un camper dove cercare di riposare...
E dal quel "cerchio magico" di persone un camper è entrato nel pargheggio del Meyer per noi....... l'amore si fa azione, l'amore si fa protezione, si fa pensiero....
E dove le situazioni sono difficili solo chi ha amore resta, ve lo garantisco, resiste solo chi ti ama e ti vive...
Per noi in questi anni è stato così.
Diciassette giorni che hanno comportato due lunghi mesi di riabilitazione pesante, Alice ha dovuto "imparare" a camminare, a mangiare, a parlare, tutto sotto lo sguardo dei medici che meravigliati di come aveva potuto farcela... Perché non conoscono Alice !
Gli amici ci fanno passare l'estate in montagna, cercano e trovano una casetta dove il caldo non pesasse sulla nostra ragazza ancora provata e debole.
Proviamo a ripartire, a lasciarci tutto alle spalle. Crescevano in me la paura e l'ansia di saperla "scoperta" da farmaci che dopo quello che era avvenuto non potevano più essere somministrati.
Le sue patologie, la sclerosi tuberosa e l'artrite idiopatica giovanile erano "libere".
Purtroppo nell'ottobre del 2016 abbiamo dovuto affrontare il tanto temuto intervento chirurgico per la crescita dell'astrocitoma alla testa, 10 lunghissime ore... E dopo una settimana di nuovo in sala per l'inserimento di una valvola cerebrale per l'insorgere di idrocefalia.
Si ricomincia, ci riproviamo fra controlli, visite, medici da conoscere, da sentire compagni nella nostra battaglia giornaliera.
Un anno ho fatto la conta sul calendario dei giorni che sono stata al Meyer: 90 giorni su 365, naturalmente escludendo i ricoveri !
Arriviamo al 2019 quando Alice torna in sala operatoria, un altro lunghissimo intervento alla testa.
Lo affrontiamo carichi di paure, quali conseguenze avrebbe potuto avere su di lei, sulle sue capacità, sulla sua Vita ?
Una nuova riabilitazione lenta e lunga...
Poi il dover accettare la decisione che per allontanare per ora altri interventi ravvicinati, per forza dovevamo tornare a somministrare il farmaco immunosoppressore, con tutte le paure per il nostro vissuto, con i problemi di un dosaggio tollerato dal suo organismo, che contemporaneamente avesse effetti positivi sulla patologia.
L'ultima risonanza del giugno scorso è positiva, tutto fermo e stabile.
Fra tutto questo c'è anche quella che è la nostra Vita.
Io ringrazio Dio tutti i giorni per la figlia meravigliosa che mi ha donato, Alice e la sua bella anima.
Chi non conosce la sua storia la vede gioiosa, solare, felice, sempre vicino al più debole.
Anche con tutte le difficoltà che ben potete immaginare, ha frequentato le scuole medie e poi adesso le superiori al liceo artistico e disegna con passione.
Oggi viviamo la pandemia, Alice non può frequentare la scuola in presenza per la sua situazione di immunodepressa, in casa dobbiamo avere comportamenti di estrema attenzione, per evitare contagi che per lei sarebbero molto pericolosi.
In questi anni, oltre al sostegno che la scuola le garantisce, ha potuto aiutarsi con lezioni speciali e per i suoi problemi di artrite di fisioterapia personalizzata.
Tutto grazie all'aiuto di chi non ci ha mai dimenticato... Perché vivere costantemente con problemi di salute importanti porta a dover fare scelte difficili, ma che purtroppo diventano obbligate.
Per esempio la rinuncia ad un lavoro, perché non puoi garantire la presenza a causa dei continui controlli, visite, ricoveri... che hanno sempre avuto la priorità su tutto.
Se avete avuto la bontà e la pazienza di leggermi, conoscete quanto Alice ha lottato, circondata da tanto amore e sempre da speranza, quella che ci fa vivere, guardare avanti, credendo in un futuro che possa sorriderle !
Dal cuore grazie per tutto quello che fate per lei, grazie delle vostre preghiere, del vostro aiuto e della vostra presenza.
Rita , la mamma di Alice
"Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano " (E. Dickinson)
17.11.2006
Ritrovarmi a scrivere una lettera per la mia bambina l’ho fatto tante volte, nell’album dei suoi primi mesi di vita, per il suo 1° compleanno; ma questa volta è diverso, sono qui a parlarvi della mia vita….sì la mia vita si chiama Alice.
Da quando ho saputo di aspettare un bambino sono iniziate le mie lotte, la decisione di portare avanti una gravidanza da sola perché il mio ex compagno non è stato un gran signore lasciandoci.
Al terzo mese di gravidanza già la sentivo sgattaiolare, anche mia sorella appoggiando la mano la sentiva, in quei momenti bui era la mia bambina che mi dava la forza e la fiducia come se facesse il tifo per me ”dai mamma sono qui con te! ”.
Alice si è fatta attendere per quarantadue settimane, finalmente il caldo primo luglio 2003 è nata con parto spontaneo e senza apparenti problemi.
Si è attaccata al mio seno da subito e ha continuato per ben 22 mesi, cresceva a vista d’occhio.
Ero orgogliosa di vedere crescere la mia piccola, i medici brontolavano per quanto crescesse di peso in pochi giorni, ma la gioia più importante per una mamma è vedere il proprio figlio crescere bene e sano.
Al quarto mese portai Alice da un dermatologo perché ero preoccupata per delle macchie bianche sul suo corpicino, avevo paura che avesse la vitiligine ”magari fosse stato quello!”.
Era il primo campanello d’allarme perché dal dermatologo fu ipotizzato sospetto di “ S T ”, ma altri medici diffidarono della sua diagnosi ignorandola del tutto.
Al sesto mese, una notte Alice ha sgranato gli occhi, le pupille non si fermavano, le sue manine rigide a pugni scuotevano, chiamai subito il 118.
Dopo vari ricoveri e tante crisi, la decisione di portarla a Pisa, dove venne diagnosticata la rara malattia genetica “ Sclerosi Tuberosa “.
Le crisi epilettiche possono essere tenute sotto controllo da vari farmaci; l’efficacia di ognuno di questi è molto soggettiva il che vuol dire mesi per cercare la formula giusta.
Il mio dispiacere era tanto forte e profondo tanto quanto l’amore che nutro per lei. Questi due sentimenti vivono dentro di me e camminano di pari passo.
Dopo la diagnosi tutto non era più naturale, il battere le manine, le prime parole, gattonare e camminare erano conquiste.
Così arrivammo al primo compleanno con il desiderio che la vita gli riservasse serenità a quegli occhioni verdi.
Ma a diciotto mesi la decisione dei dottori di intervenire nel capino di Alice, un tumore “Astrocitoma“ un intervento di dieci interminabili e inaccettabili ore, con tutto quel che presenta un così difficilissimo intervento; tutto questo fa parte della tipologia della malattia, Alice ha due Rabdomiomi cardiaci, Tuberi alla corteccia celebrale “ che scaturiscono le crisi epilettiche “ e noduli subependimali al suo interno, due noduli ai reni, il suo percorso motorio e intellettivo è buono.
Con i traumi che ha subito ero in apprensione per la sua salute psicofisica, invece ancora una volta mi ha dimostrato quanta forza e amore sa dare, io che sono a contatto con lei lo so, ma quando sono le altre persone a dirlo meravigliate di quanto è forte, amorosa e sensibile mi si riempie il cuore.
Parlando e informandomi con altre famiglie che hanno il proprio figlio affetto da questa malattia, sono venuta a conoscenza che a New York al Medical Center Hospital, il dott. O. Devinsky, cura e opera bambini che hanno la “ST“ e che in questa struttura ci sono molti casi di questa malattia e quindi più casistiche da curare e studiare.
Io non so se andando in America risolverò i problemi di mia figlia, ma non voglio lasciare niente di intentato per il suo bene, per assicurargli una vita come gli altri bambini, l’unica cosa che mi impedisce questo viaggio è l’elevata somma, per questo motivo mi rivolgo a voi, per chiedere un aiuto che possa tacitarmi la coscienza che tutto quello che era possibile fare l’ho fatto.
Grazie di cuore!
La mamma di Alice
In un momento in cui tante famiglie e tanti di noi vivono il disagio e la paura di una malattia sconosciuta e crudele, vivono la paura di perdere la sicurezza che viene da un lavoro, in questo momento io, la mamma di Alice, mi fermo e torno a scrivere qui per raccontarvi di noi.
Di come abbiamo vissuto e di come affrontiamo oggi le paure che sono di tutti che vanno a sommarsi alle nostre di sempre...
E' passato del tempo da quando ho aggiornato queste pagine, non ho più scritto non perché tanto non ci fosse da raccontare ed informare, ma per una sorta di riservatezza dopo tanta "condivisione", che da quando ho deciso di cercare, ci ha regalato la gioia di avere ancora oggi intorno a noi un "cerchio magico" di persone che, insieme alla famiglia, sai di trovare sempre... Che leggono negli occhi, che ti volti e ti sono accanto, pronti a sorreggerti... Anche a reggerti quando vai a terra...
Ed in questi anni i momenti in cui abbiamo avuto bisogno della loro forza non sono mancati.
Torno al 2012 quando si è ripresentata la paura che Alice dovesse affrontare un nuovo intervento alla testa per la presenza di un astrocitoma.
Mi viene presentata la possibilità di accedere ad una cura sperimentale, che in America aveva, da quattro anni, dato buoni risultati su pazienti affetti da sclerosi tuberosa, veniamo indirizzate a Siena, all'ospedale Le Scotte, per essere inserite nei protocolli e qui conosco la dottoressa Bartalini....
Psicologicamente capite bene che rispetto ad una nuova operazione chirurgica l'assunzione di una pasticca sembra la strada più facile, meno rischiosa ed è quella che andiamo a scegliere ed affrontare, con tanti dubbi e paure ci affidiamo alla dottoressa.
Come mamma di una bambina malata e, mi sento di scrivere, come tutte le mamme che vivono la mia situazione, si sviluppa un'empatia forte da riuscire quasi a sentire che "quel medico" è giusto per te... è giusto per mia figlia !
Con la dottoressa Bartalini è stato così dal primo giorno, ho trovato competenza, passione ed umanità...
Fino al suo ultimo giorno, quando una grave malattia l'ha portata via.
Il farmaco somministrato sembra faccia il miracolo, tutto procede bene : i tuberi della malattia in testa, sui reni, al cuore regrediscono, la nostra vita va avanti con controlli periodici e tutti sempre positivi.
La data in cui tutto questo svanisce la ricordo bene....era l'ultimo giorno di scuola, Alice lasciava l'elementari, ma non festeggiò con i suoi compagni....mi chiamarono, aveva la febbre. Nella notte tutto precipita: VES altissima, febbre a 40, ricovero al Meyer...
I raggi evidenziano un inizio di polmonite, immediatamente viene fermata la cura di immunosoppressori che aveva dato così buoni risultati.
Tutto con la speranza che insieme agli antibiotici somministrati, il suo organismo trovasse la forza di riprodurre anticorpi.
Quelle sono state ore tremende, le cure non hanno effetto...
Alice, la mia leonessa, non aveva più forze...si aprono le porte della terapia intensiva...."l'aiutiamo a respirare...ci porti dei pigiami aperti... dobbiamo usare un casco..."
Quel casco che oggi vediamo in tv quando passano le immagini dei reparti Covid, Alice l'ha conosciuto nel 2015, quando da sola, perché lì non mi era concesso di starle vicino, restava in quella stanza con il rumore di quella fredda macchina.
Speravo che tutto finisse in una notte....che mi sarei svegliata, che era un sogno tremendo, invece mi sono trovata davanti un medico che mi comunica che la mia bambina è in coma e che non abbiamo certezza che avrebbe superato la nottata....
Alice ha lottato, restando diciassette lunghi giorni in terapia intensiva intubata ed in coma, fino a quando non è stata individuata la cura antibiotica che potesse combattere la polmonite che l'aveva aggredita.
Di questo momento che tanto ci ha segnato posso dirvi che mi sono aggrappata alla fede, che ho anche vacillato... perché non mi sembrava possibile mi venisse chiesto il sacrificio più grande per un genitore, per poi arrivare ad avere la certezza di essere stati miracolati, la mano di Dio ci aveva toccato.
Lo dissi ad una dottoressa in reparto e lei guardandomi: "....lo può dire forte signora...".
Diciassette giorni dove non potevo starle fisicamente vicino, ma da lì non volevo allontanarmi....
Anche io, come i genitori che vengono da lontano, volevo un camper dove cercare di riposare...
E dal quel "cerchio magico" di persone un camper è entrato nel pargheggio del Meyer per noi....... l'amore si fa azione, l'amore si fa protezione, si fa pensiero....
E dove le situazioni sono difficili solo chi ha amore resta, ve lo garantisco, resiste solo chi ti ama e ti vive...
Per noi in questi anni è stato così.
Diciassette giorni che hanno comportato due lunghi mesi di riabilitazione pesante, Alice ha dovuto "imparare" a camminare, a mangiare, a parlare, tutto sotto lo sguardo dei medici che meravigliati di come aveva potuto farcela... Perché non conoscono Alice !
Gli amici ci fanno passare l'estate in montagna, cercano e trovano una casetta dove il caldo non pesasse sulla nostra ragazza ancora provata e debole.
Proviamo a ripartire, a lasciarci tutto alle spalle. Crescevano in me la paura e l'ansia di saperla "scoperta" da farmaci che dopo quello che era avvenuto non potevano più essere somministrati.
Le sue patologie, la sclerosi tuberosa e l'artrite idiopatica giovanile erano "libere".
Purtroppo nell'ottobre del 2016 abbiamo dovuto affrontare il tanto temuto intervento chirurgico per la crescita dell'astrocitoma alla testa, 10 lunghissime ore... E dopo una settimana di nuovo in sala per l'inserimento di una valvola cerebrale per l'insorgere di idrocefalia.
Si ricomincia, ci riproviamo fra controlli, visite, medici da conoscere, da sentire compagni nella nostra battaglia giornaliera.
Un anno ho fatto la conta sul calendario dei giorni che sono stata al Meyer: 90 giorni su 365, naturalmente escludendo i ricoveri !
Arriviamo al 2019 quando Alice torna in sala operatoria, un altro lunghissimo intervento alla testa.
Lo affrontiamo carichi di paure, quali conseguenze avrebbe potuto avere su di lei, sulle sue capacità, sulla sua Vita ?
Una nuova riabilitazione lenta e lunga...
Poi il dover accettare la decisione che per allontanare per ora altri interventi ravvicinati, per forza dovevamo tornare a somministrare il farmaco immunosoppressore, con tutte le paure per il nostro vissuto, con i problemi di un dosaggio tollerato dal suo organismo, che contemporaneamente avesse effetti positivi sulla patologia.
L'ultima risonanza del giugno scorso è positiva, tutto fermo e stabile.
Fra tutto questo c'è anche quella che è la nostra Vita.
Io ringrazio Dio tutti i giorni per la figlia meravigliosa che mi ha donato, Alice e la sua bella anima.
Chi non conosce la sua storia la vede gioiosa, solare, felice, sempre vicino al più debole.
Anche con tutte le difficoltà che ben potete immaginare, ha frequentato le scuole medie e poi adesso le superiori al liceo artistico e disegna con passione.
Oggi viviamo la pandemia, Alice non può frequentare la scuola in presenza per la sua situazione di immunodepressa, in casa dobbiamo avere comportamenti di estrema attenzione, per evitare contagi che per lei sarebbero molto pericolosi.
In questi anni, oltre al sostegno che la scuola le garantisce, ha potuto aiutarsi con lezioni speciali e per i suoi problemi di artrite di fisioterapia personalizzata.
Tutto grazie all'aiuto di chi non ci ha mai dimenticato... Perché vivere costantemente con problemi di salute importanti porta a dover fare scelte difficili, ma che purtroppo diventano obbligate.
Per esempio la rinuncia ad un lavoro, perché non puoi garantire la presenza a causa dei continui controlli, visite, ricoveri... che hanno sempre avuto la priorità su tutto.
Se avete avuto la bontà e la pazienza di leggermi, conoscete quanto Alice ha lottato, circondata da tanto amore e sempre da speranza, quella che ci fa vivere, guardare avanti, credendo in un futuro che possa sorriderle !
Dal cuore grazie per tutto quello che fate per lei, grazie delle vostre preghiere, del vostro aiuto e della vostra presenza.
Rita , la mamma di Alice
"Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido non avrò vissuto invano " (E. Dickinson)
17.11.2006
Ritrovarmi a scrivere una lettera per la mia bambina l’ho fatto tante volte, nell’album dei suoi primi mesi di vita, per il suo 1° compleanno; ma questa volta è diverso, sono qui a parlarvi della mia vita….sì la mia vita si chiama Alice.
Da quando ho saputo di aspettare un bambino sono iniziate le mie lotte, la decisione di portare avanti una gravidanza da sola perché il mio ex compagno non è stato un gran signore lasciandoci.
Al terzo mese di gravidanza già la sentivo sgattaiolare, anche mia sorella appoggiando la mano la sentiva, in quei momenti bui era la mia bambina che mi dava la forza e la fiducia come se facesse il tifo per me ”dai mamma sono qui con te! ”.
Alice si è fatta attendere per quarantadue settimane, finalmente il caldo primo luglio 2003 è nata con parto spontaneo e senza apparenti problemi.
Si è attaccata al mio seno da subito e ha continuato per ben 22 mesi, cresceva a vista d’occhio.
Ero orgogliosa di vedere crescere la mia piccola, i medici brontolavano per quanto crescesse di peso in pochi giorni, ma la gioia più importante per una mamma è vedere il proprio figlio crescere bene e sano.
Al quarto mese portai Alice da un dermatologo perché ero preoccupata per delle macchie bianche sul suo corpicino, avevo paura che avesse la vitiligine ”magari fosse stato quello!”.
Era il primo campanello d’allarme perché dal dermatologo fu ipotizzato sospetto di “ S T ”, ma altri medici diffidarono della sua diagnosi ignorandola del tutto.
Al sesto mese, una notte Alice ha sgranato gli occhi, le pupille non si fermavano, le sue manine rigide a pugni scuotevano, chiamai subito il 118.
Dopo vari ricoveri e tante crisi, la decisione di portarla a Pisa, dove venne diagnosticata la rara malattia genetica “ Sclerosi Tuberosa “.
Le crisi epilettiche possono essere tenute sotto controllo da vari farmaci; l’efficacia di ognuno di questi è molto soggettiva il che vuol dire mesi per cercare la formula giusta.
Il mio dispiacere era tanto forte e profondo tanto quanto l’amore che nutro per lei. Questi due sentimenti vivono dentro di me e camminano di pari passo.
Dopo la diagnosi tutto non era più naturale, il battere le manine, le prime parole, gattonare e camminare erano conquiste.
Così arrivammo al primo compleanno con il desiderio che la vita gli riservasse serenità a quegli occhioni verdi.
Ma a diciotto mesi la decisione dei dottori di intervenire nel capino di Alice, un tumore “Astrocitoma“ un intervento di dieci interminabili e inaccettabili ore, con tutto quel che presenta un così difficilissimo intervento; tutto questo fa parte della tipologia della malattia, Alice ha due Rabdomiomi cardiaci, Tuberi alla corteccia celebrale “ che scaturiscono le crisi epilettiche “ e noduli subependimali al suo interno, due noduli ai reni, il suo percorso motorio e intellettivo è buono.
Con i traumi che ha subito ero in apprensione per la sua salute psicofisica, invece ancora una volta mi ha dimostrato quanta forza e amore sa dare, io che sono a contatto con lei lo so, ma quando sono le altre persone a dirlo meravigliate di quanto è forte, amorosa e sensibile mi si riempie il cuore.
Parlando e informandomi con altre famiglie che hanno il proprio figlio affetto da questa malattia, sono venuta a conoscenza che a New York al Medical Center Hospital, il dott. O. Devinsky, cura e opera bambini che hanno la “ST“ e che in questa struttura ci sono molti casi di questa malattia e quindi più casistiche da curare e studiare.
Io non so se andando in America risolverò i problemi di mia figlia, ma non voglio lasciare niente di intentato per il suo bene, per assicurargli una vita come gli altri bambini, l’unica cosa che mi impedisce questo viaggio è l’elevata somma, per questo motivo mi rivolgo a voi, per chiedere un aiuto che possa tacitarmi la coscienza che tutto quello che era possibile fare l’ho fatto.
Grazie di cuore!
La mamma di Alice